Corriere del Ticino – 10.03.2006
Sudanesi: si è agito bene
Profughi allo stremo: non si poteva non aiutarli
Il Governo replica a un’interrogazione della Lega: la Costituzione impone di aiutare gli indigenti
«L’intervento assistenziale» nei confronti dei 62 profughi sudanesi giunti clandestinamente in Ticino attraverso la frontiera verde a Chiasso lo scorso 11 gennaio «è stato un atto dovuto»: lo imponeva la Costituzione federale. Lo fa presente il Consiglio di Stato rispondendo a un’interrogazione dei deputati Norman Gobbi e Lorenzo Quadri (Lega dei ticinesi).
Una settimana di trattative
I rifugiati africani giunsero in Svizzera nottetempo e furono bloccati dalle guardie di confine che li trovarono molto provati dall’ultima parte del loro viaggio partito da Milano. Qualcuno dovette essere ricoverato per un principio d’assideramento. Risentivano inoltre delle conseguenze di uno sciopero della fame e iniziato per protestare contro le condizioni di accoglienza riservate loro dalla capitale lombarda. Invero i sudanesi, detentori di regolari permessi di soggiorno umanitario in Italia, avevano rifiutato gli alloggi proposti loro dal Comune della Madonnina al posto di quelli che avevano occupato abusivamente in via Lecco.
Varcata la frontiera e individuati dalle forze dell’ordine elvetiche, i 62 profughi furono ricoverati nella Protezione civile di Castel San Pietro. Là le autorità cantonali riuscirono a convincerli a interrompere il digiuno propiziando l’arrivo di un commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Questi tentò di persuaderli a rientrare spontaneamente nella vicina Repubblica. Invano. Dopo essere stati tradotti in una struttura d’accoglienza più adatto, il Centro per richiedenti l’asilo di Chiasso, il 17 gennaio un centinaio di uomini fra poliziotti e guardie di confine eseguì il rimpatrio coatto dei clandestini che si concluse senza sostanziali incidenti.
L’operazione concernente i profughi ha prodotto costi che ammontano a circa 28.000 franchi.
Un precedente? Non pare
I parlamentari Gobbi e Quadri hanno tacciato la gestione della vertenza di «condiscendenza da parte delle autorità ticinesi» e hanno paventato che possa costituire un «pericoloso precedente» a rischio di incrementare l’attrattiva del Ticino per i clandestini. Il Consiglio di Stato respinge questa tesi. Al contrario: «La reazione dimostrata dal Cantone nel voler comunque applicare l’accordo di riammissione, in modo pacifico o coercitivo, è valsa anche quale chiaro segnale di scoraggiamento nei confronti dei potenziali emulatori degli esuli sudanesi. L’assenza di ulteriori sconfinamenti di massa sinora registrata induce a credere che questo tipo di messaggio sia stato recepito». Il Governo cantonale ritiene comunque «corretto aver soccorso e dato provvisoria ospitalità al gruppo dei profughi sudanesi, rinvenuti alla frontiera in condizioni di precarietà fisica ed allo stremo. Non l’avesse fatto, sarebbe incorso in critiche ben più aspre: prima fra tutte quella di aver dimostrato un atteggiamento disumano nei loro confronti e violato l’obbligo posto al Cantone di assistere persone bisognose in stato di indigenza». E questo, sancisce la Costituzione, indipendentemente dalla legalità della loro presenza sul territorio elvetico.
Francesco Somaini