Corriere del Ticino – 10.11.2005
Il franco dorato che attrae la lucciola dell’Est
Gli scarsi rapporti sociali al di fuori degli incontri a luci rosse fanno sì che le ragazze provenienti dall’Est europeo finiscano col ritrovarsi – sostanzialmente e pericolosamente – emarginate.
PAGINA di Francesco Somaini
SCHEDA di Mauro Euro
GRAFICA di Lorenzo Bignasca e Yari Bruni-Coduri
In Ticino lavorano come prostitute circa 400 donne: 84 iscritte al registro di polizia voluto dalla legge; le altre in modo totalmente illegale; in genere dispongono di permessi turistici. Sono per la maggior parte donne provenienti dall’Europa orientale, conferma il procuratore pubblico Nicola Respini, magistrato impegnato nella lotta alla prostituzione illegale. Soprattutto da Ungheria, Romania, Bulgaria, Moldavia e Lettonia. Secondo le informazioni degli inquirenti, queste ragazze vivono in piccoli gruppi e non hanno consistenti contatti sociali all’infuori degli incontri a luci rosse: «A volte – spiega Respini – si aiutano tra connazionali, magari arrivate insieme; poi però ci sono anche forme di concorrenza tra di loro; una vera collaborazione tra queste ragazze è difficile». Il tipo di professione svolta, per di più illegalmente, contribuisce a tenere le lucciole in una situazione di sostanziale emarginazione e solitudine. Anche la trentenne ungherese che ci ha raccontato la sua storia dice che all’interno del suo giro non ci sono molti contatti. «Questa condizione di isolamento e di illegalità può essere molto pericolosa per le stesse ragazze – aggiunge Respini – che, temendo di essere rimpatriate, non si rivolgono alle autorità per essere protette da chi può prenderle di mira o sfruttarle». C’è però anche un buon numero di persone provenienti da Paesi dell’Est che vivono in Ticino in modo regolare: secondo le statistiche un paio di migliaia. Qualche ragazza sposatasi dopo essere venuta a lavorare nei night, ma soprattutto persone arrivate già durante il comunismo, dice padre Mihai Mesesan, responsabile della Comunità ortodossa della Svizzera italiana cui fanno capo soprattutto cittadini rumeni, in tutto un paio di centinaia; «sono soprattutto – precisa – persone con preparazione universitaria come ingegneri e medici».
IL FATTO
A trent’anni, una figlia a carico e senza marito, Anna fa la spola tra l’Ungheria e il Mendrisiotto
Anna (il nome è di fantasia) ha 30 anni e una bimba che vive in Ungheria e di cui preferisce non rivelare l’età. Parla tre lingue tra cui un ottimo italiano, che ha studiato alle scuole superiori nel suo Paese. Là ha pure ottenuto un diploma che le consentirebbe di frequentare l’università; cosa che lei vorrebbe fare ma, racconta, «non ho il tempo». Per vivere e per offrire un presente e un futuro decenti a sua figlia, alla quale dice di fare la barista, Anna mercifica il proprio corpo. Nel Mendrisiotto, frequentando come cliente uno degli esercizi pubblici locali in cui gli avventori sanno di poter trovare sesso a pagamento. È una prostituta irregolare. Lavora in Svizzera da circa 3 anni: ci viene periodicamente e si ferma per circa un mese, poi torna in Ungheria. È stata in più d’un posto nel nostro Paese ma, dice, «preferisco dove si parla italiano». È arrivata qui tramite conoscenze in Ungheria, ma assicura di non avere mai avuto un protettore, qualcuno che lucrasse direttamente sui suoi guadagni. Dell’obbligo di iscriversi al registro di polizia «ha sentito qualcosa» ma, a prescindere dal fatto che soggiorna in Svizzera in qualità di «turista», non ne capisce il senso: «Annunciarsi è difficile: si ha vergogna. E comunque come fanno a controllare quanto effettivamente guadagno?» si chiede. Lunghi capelli lisci e scuri, occhi chiari attenti, Anna acconsente a narrarci la sua storia per un solo motivo: «Vorrei che la gente capisse – spiega – che facciamo questo mestiere perché siamo nate nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Per riuscirci la maggior parte deve almeno buttar giù qualche bicchierino; io no, costa troppo, ma sono 3 anni che per andare avanti prendo un antidepressivo. È una vita schifezza». Secondo lei, i problemi di «disturbo» della quiete pubblica connessi con la prostituzione sono riconducibili in parte ai clienti, «molti dei quali ci guardano dall’alto in basso ma poi vengono a cercarci», in parte ad alcune ragazze che non sono sufficientemente discrete. Ma la vita di Anna non è sempre stata questa. «Prima avevo una vita abbastanza normale: una casa, una piccola ditta; ma quando è fallita sono rimasta in mezzo a una strada. Nel senso letterale del termine: dormivo in una specie di grotta. Prima di allora dicevo che piuttosto di questo avrei mangiato spazzatura. Invece… Lo faccio per mantenere la mia bambina. Il papà è sparito quando ha saputo che sarebbe nata. Pensavo di risparmiare un po’ lavorando un paio d’anni: invece, dato che non sono abbastanza intraprendente e non vado con chiunque, finirà che ce ne vogliono 10. Con tutte le spese che ci sono, in questi 3 anni avrò messo da parte 10.000 franchi». L’equivalente, spiega Anna, di una ventina di stipendi di una commessa ungherese.
Nelle immagini: un travestito in attesa di clienti (in Ticino lavorano anche circa 60 trans), una retata di polizia a Maroggia e una veduta di Budapest attraversata dal Danubio.
VISTO DA FUORI
«Persone povere ma sempre pronte a dare una mano»
Chi in Ticino conosce bene l’Europa dell’Est definisce i suoi abitanti come gente di cuore e molto cordiale. Lo schizzo che ne emerge è forzatamente sommario ma è comunque assai lontano dal mondo fatto di luci rosse, trasgressione e illegalità che «traspare» in Europa occidentale e anche in Ticino. Un mondo che crea inevitabilmente molti pregiudizi che si riflettono poi su intere popolazioni. «Sono proprio pregiudizi» conferma per esempio Klaus Stocker, presidente della fondazione Amici della vita di Stabio, impegnata da lunghi anni in opere umanitarie in particolare in Albania e in Romania. Stocker dice che i passati regimi politici dei Paesi dell’Est non avevano favorito il rispetto di alcuni valori, ma respinge molti stereotipi nei confronti degli abitanti dell’Europa orientale che derivano da azioni illegali compiute in Ticino da alcuni cittadini di quelle regioni: per esempio furti e prostituzione. Fatti di questo genere suscitano nel nostro immaginario collettivo idee di persone difficili e pericolose oppure di facili costumi. Stocker è stato spesso nell’Europa dell’Est, dove ha intessuto relazioni indispensabili per svolgere attività umanitaria: «Personalmente – racconta – ho vissuto esperienze molto positive. Forse è gente che fatica ancora un po’ a prendere l’iniziativa ma, pian piano, le cose stanno cambiando. Sono persone molto disponibili e pronte a dare una mano: se per strada chiedi di indicarti la direzione per raggiungere la tua mèta, sono capaci di accompagnartici». E per quanto riguarda le ragazze che, nel mare di storie una diversa dall’altra, vengono consapevolmente in Svizzera per prostituirsi? Stocker non ha affatto percepito facilità di costumi: «La questione – spiega – è l’estrema povertà di alcune regioni che rende l’offerta di cospicui guadagni, seppur in questo campo, molto allettante. Poi dipende dalla solidità d’animo: chi ha un carattere più forte riesce, nonostante tutto, a resistere anche a proposte di questo tipo».
Una colonia ugro-finnica fra noi indoeuropei
- Nome ufficiale: Repubblica ungherese.
- Forma di governo: repubblica parlamentare.
- Superficie: 93.030 km2(pari a due volte e un quarto la Svizzera).
- Confina con: Slovacchia, Ucraina, Romania, Serbia-Montenegro, Croazia, Slovenia, Austria. Dal 2004 è membro dell’UE.
- Territorio: il nord è in buona parte montuoso (senza però superare i 1.014 m s/m), mentre a sud si apre una vasta area pianeggiante divisa in due dal Danubio, che attraversa il Paese per circa 400 km (interamente navigabili). La parte occidentale, il Transdanubio, include il Balaton, il più grande lago dell’Europa centrale; quella orientale, l’Alföld o Grande pianura, copre oltre metà del territorio nazionale e ingloba la puszta, la tipica steppa ungherese. Il clima è continentale, con inverni rigidi ed estati calde.
- Capitale: Budapest (1.708.000 ab.). Città principali: Debrecen, Miskolc, Seghedino, Pécs, Györ.
Abitanti: 10 milioni (1,3 volte la Svizzera); l’età media è di 38 anni e mezzo, l’aspettativa di vita di 72 e mezzo. Il tasso di fertilità è di 1,3 figli per coppia, il calo demografico è dello 0,26%. L’Ungheria è oggi terra di immigrazione (0,8 persone ogni 1.000 ab.). - Etnie: i magiari sono circa il 90% della popolazione: la loro origine è ugro-finnica, e non appartengono dunque alla famiglia indoeuropea. I nomadi rom (almeno il 2%) formano la più cospicua fra le numerose minoranze.
- Lingue: ufficiale l’ungherese o magiaro; diffusi il tedesco e il rumeno.
- Religione: la maggioranza è cattolica, ma i dati percentuali variano enormemente (52-67%) a seconda delle fonti. Numerosi (20-25%) i protestanti, in prevalenza calvinisti.
- Istruzione: obbligatoria dai 6 ai 16 anni; il tasso di alfabetizzazione fra gli adulti sfiora il 100%. La più antica Università (1367) è a Pécs.
- Forza lavoro: 4,1 milioni di persone (agricoltura 6%, industria 27%, servizi 67%). La disoccupazione è al 6%; oltre l’8% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
- Economia: ha importanti risorse minerarie e un settore turistico in crescita. Esporta macchinari e prodotti metallurgici, chimici, tessili e agro-alimentari (tipici la paprica e il vino tokaj). Germania, Austria e Italia i principali partner commerciali.